| | | 1. I musicisti del primo quarto del 900, (secondo taluni a seguito della esperienza wagneriana) parto dalla scuola viennese di Arnold Schönberg, hanno di fatto decretato obsoleta la composizione di Musica erudita attraverso la tecnica Tonale e hanno abbandonato definitivamente (eccetto alcune eccezioni -Puccini-) i codici comunicativi che l’avevano caratterizzata da sempre. La cultura musicale occidentale, che giunta al suo apparente culmine evolutivo, tendeva ad essere abbandonata e dimenticata, con grande perdita di scienza, arte e utilità sociale, con la inevitabile conseguenza di perdere gradatamente le caratteristiche e le tradizioni culturali autoctone. 2. La reazione generale negli ascoltatori e in molti musicisti, fu la ricerca e l’innesto di un rinnovato e diffuso interesse, per la musica Barocca, Rinascimentale e Medioevale. Tuttavia, la “riscoperta” della cosiddetta musica antica, con tutti gli annessi e connessi culturali e commerciali che ben conosciamo, passa anch’essa, attraverso varie fasi storiche che vanno dalla fine del secolo XIX, agli inizi XX, (A) con la riscoperta degli strumenti musicali, più o meno abbandonati per un secolo circa, che vennero rimessi in uso soprattutto dal clan Dolmetsch, iniziando dal capostipite Arnold valente flautista e cultore di Viola da Gamba e congeneri. Wanda Landowska, fu una grande clavicembalista che diede inizio ad una stirpe sterminata di emuli nel mondo intero. Diana Poulton liutista, ed altri musicisti nord europei, generalmente assai virtuosi sul modello David Munrow , Hans Martin Linde e Alfred Deller. (B) La fase successiva fu rivoluzionaria e consiste nella riscoperta della Prassi esecutiva, con artisti di grande levatura tecnica e musicologia, quali Nikolaus Harnoncourt, Gustav Leonhardt, Frans Brüggen (C) La conseguenza di questa seconda fase diede la stura ad una vera e propria corsa al recupero di innumerevoli opere vocali e strumentali, sia attraverso le edizioni anastatiche di trattati ed opere del passato, che alle edizioni cosiddette moderne, più o meno critiche che diffondevano partiture di ogni tipologia di autore, dai più noti e celebrati ai più sconosciuti e dimenticati sino ad allora, offrendoli come chiaro segno di distinzione e approfondimento culturale. Io considero *non sostenibile* l’atteggiamento dei musicisti dediti alla musica antica, che pur avendo una miniera apparentemente infinita da cui attingere materiale eseguibile, (che va dal medioevo al tardo barocco) stanno ripetendo sempre gli stessi brani, con la sola alternativa di ripescare musici, dai più, sconosciuti (che a volte lo erano giustamente anche nel passato) dando ad intendere che eseguono perle rare che loro solo conoscono e che sono frutto della loro *smisurata* cultura. 3. Ora, dopo queste tre fasi di recupero fondamentali, possiamo dirci sazi di cultura musicale del passato? Possiamo, noi musicisti, ora che li conosciamo da vicino, paragonarci ai grandi, piccoli o medi musicisti del rinascimento e barocco? Cosa ci manca per poter affermare di aver recuperato interamente conoscenze e capacità tipiche di quei fortunati tempi? |