1° Stampa integrale
Padova 1950
Libro terzo
CAPITOLO XXXVII.
Del contrappunto doppio
Il contrappunto doppio è un artificioso componimento fatto in
guisa tale, che le parti siano tutte tra di loro convertibili:
cosi che la parte acuta possa diventar grave e la grave acuta: e
quindi mediante una pura e mera trasposizione di parti o voci si
possa ottener nuova e varia armonia.
L'uso di questo contrappunto serve principalmente nelle fughe in
genere, o sieno nelle semplici o di più soggetti tessute o siano
motivi gravi o motivi cantabili e di espressione, comunque
occorra di valersene.
Ora questo contrappunto doppio si stabilisce di varii generi:
cioè all'8·; alla 10·, alla 12· ed altri molti che propone tra
gli altri autori il P. Scorpione Frate Minore Conventuale nelle
sue Riflessioni armoniche.
I tre mentovati sono però i più rinomati e stimati sopra degli
altri.
Ciò nonostante io francamente sostengo che neppure i
contrappunti doppi alla 10·, 12·, sono da porre in uso e
liberamente asserisco non darsi vero contrappunto doppio se non
quello all'8·.
Comincierò dall'esclusione del contrappunto alla 10·, passerò
poi a quello alla 12· e finalmente dimostrando esser il vero e
solo contrappunto doppio quello all'8·; tratterò delle sue vere
leggi e giuste regole, onde pongasi nel più chiaro lume una
verità di tanta importanza nella musica.
Sono ripudiati e quasi affatto dimenticati varii generi di
contrappunto doppio, per la ristrettezza e angustie onde trovasi
legato e ristretto il compositore.
Il contrappunto alla 10· sembra che lasci un po' più di
libertà e però viene reputato essere tuttora uno di quelli che
merita di farne conto ed uso. Io però non ne sono ugualmente
persuaso, anzi lo reputo improprio assai e nemico della giusta e
buona armonia.
Infatti dal sottoposto confronto dei numeri si vede:
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 |
10 | 9 | 8 | 7 | 6 | 5 | 4 | 3 | 2 | 1 |
Si vede dissi che restano vietate le due terze e le due seste
seguenti, atteso che nel riversamento si trasformano quelle in
due ottave e queste in due quinte: l'una e l'altra coppia
esclusa già dalle buone leggi dell'armonia.
Non due decime perché divengono due unisoni.
Non la 9·, risoluta in 10· come accade allorché, mentre risolve
l'acuto degradando, il grave discende di 3· perché ne risulta
una insulsa melodia e disposizione di parti, e se vi sia una
serie di codeste none e così disposte, non mancherà taluno di
ravvisarvi inoltre una specie di varie seguenti ottave.
Non finalmente due quarte, atteso che nel riversamento risultano
due settime, che se non sieno di specie diversa non si accordano
con le leggi della buona armonia.
Inoltre si passa da un tono all'altro qualora si rovescia il
contrappunto alla 10·, onde ne segue che le due parti formano
una modulazione affatto diversa, allorché il grave diviene acuto
e l'acuto si trasferisce al grave.
Ora è certo che nel riversamento deve esser costante la
modulazione e 1'armonia deve esser varia, rna non già di nuova
specie.
La natura ama bensì la varietà, ma vuol sempre conservata
l'unità.
Né basta l'identità delle cantilene, per conservare la vera
unità, poiché quella è un'unità materiale e di sola apparenza:
non quale è richiesta dalla natura.
Essa vuole unità formale e sostanziale che nell'identità della
modulazione e dell'armonia principalmente consiste.
Oltre di ciò è cosa certa che la cantilena dipende dalle leggi
della melodia e questa ha la sua base nell'armonia, sicché
variata l'armonia più non sussiste la melodia se non quanto
all'estrinseco.
La corteccia è la stessa, ma la sostanza non è la medesima,
cosicché potrebbesi acconciamente assomigliare alla stessa
maschera da diverse persone successivamente indossata, che
quanto all'esterno ed alI'apparenza rappresenta un solo uomo;
benché infatti siano diversi.
Sarà dunque il contrappunto alla 10· uno scherzo ingegnoso, ma
inutile ed infelice: da non apprezzarsi né imitarsi.
Le ragioni tutte che finora si sono addotte, servono ugualmente
ad escludere dal vero contrappunto doppio anche quello alla 12·,
ma poiché richiede questo alcune sue particolari restrizioni
diverse affatto da quelle del contrappunto alla 10·. Perciò
anche di esso in particolare e specificatamente convien
trattare.
Il contrappunto alla 12· è quello di cui anche oggidì da
molti studiosi di musica si fa gran conto, essendo fra tutti gli
altri reputato il migliore: ma questo pure abbonda di
imperfezioni, attesa l'inetta trasformazione degli intervalli e
per le ristrettezze in cui trovasi il compositore come dalla
seguente serie e confronto di numeri si può dedurre:
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 |
12 | 11 | 10 | 9 | 8 | 7 | 6 | 5 | 4 | 3 | 2 | 1 |
Qui si vede tosto che non è lecito di usare la 6· se non in
legatura, come se fosse una dissonanza; atteso che la 6· si
trasforma nel riversamento in 7·: e né pure può praticarsi la 7·
che risolve in 6· ché nel riversamento ne risulterebbe una 6·
risoluta in 7·; e queste sono le leggi principali di questo
contrappunto da cui non sia mai lecito dispensarsi.
Ma non avvertono poi gli autori che danno i precetti di questo
contrappunto che bene spesso nel riversamento convien aggiungere
ora # ora b a questa o a quella parte, per evitare i tritoni e
tutte le sconciature che ne risultano nelle cantilene, che però
attesi tali necessarii cambiamenti sono e non sono veri
contrappunti doppii.
Il precetto poi di far la cadenza in 5· dà una prova evidente
dell'inezia di tale contrappunto che obbliga a torcere
barbaramente i movimenti di cadenza, acciò nel riversamento non
si trovi la cadenza fuor della principale corda del modo
assunto.
Pure per quante precauzioni si usino non si giungerà mai a far
sì che non si passi da un modo ad un altro e che la stessa parte
non sia adattata ora ad una modulazione e tantosto ad un'altra
affatto diversa; e non è vera cadenza quella che chiamano
cadenza in 5. essendo un passo veramente barbaro. Veggasi il
Zarlino.
Fin ora si è parlato solamente con i Citati autori del
contrappunto a due voci; ma volendolo usare a tre bisogna
inoltre astenersi dall'uso delle dissonanze in legatura, vale a
dire della più dilettevole parte della musica e restringersi ad
un'insipida armonia quale si è quella di sole consonanze
composta, qualora seguiti per tempo notabile.
Il Fux trattando di questo contrappunto alle carte 298 dice che
si può usare la 6· sincopata, quantunque sciolta usar non si
possa: e qui confonde in uno la sincopa e la legatura, pur senza
dubbio v'è tra di loro una gran differenza cioè quanta deve
esserne tra il genere e la specie, poiché ogni legatura è
sincopa; ma non già il contrario.
E che così sia è facile il rilevare qualora si consideri che la
legatura obbliga la nota legata a discendere per grado, laddove
la sincopa lascia tutta la libertà di ascendere o discendere o
per gradi o per salti indifferentemente.
Si consideri poí l'esempio che porta l'autore. Ivi scorgesi che
il contralto in ogni battuta ha due semiminime delle quali la
prima essendo discordante, la seconda per esser consonante si
considera per buona.
Ma nel riversamento accade il contrario affatto: nondimeno la
cantilena essendo la stessa, dovrebbe esser costante in materia
tanto essenziale.
Ciò però non è un difetto dell'esempio, né dell'autore: il
difetto nasce dallo stesso contrappunto alla 12· che non ha, né
può avere sussistenza; poiché non ha sodi principii cui si
appoggi.
Volendo poi unire insieme i tre contrappunti doppii in 8·, in
10·, in 12· si prescrive di usar le consonanze di 5· ed 8· per
moto contrario e la terza per moto obbliquo.
Oh vedete quale armonia e quale melodia può risultare da simili
artificiosi contrappunti!
Dico pertanto non esservi altro vero contrappunto doppio se non
quello in 8·; e che in questo si racchiudono veramente tutte le
perfezioni immaginate negli altri contrappunti doppi.
Ora il contrappunto all'8· in ciò consiste che date due o
più cantilene possa ognuna di esse trasferirsi dalla prima sua
sede a qualunque altra, così che se fossero exempli gratia
quattro parti, possa ognuna di esse divenir successivamente:
parte grave, media, acuta.
Acciò sappia il giovane studioso come debba contenersi in simil
artificioso contrappunto, si osservino i numeri qui sotto
descritti.
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 |
8 | 7 | 6 | 5 | 4 | 3 | 2 | 1 |
Codesti numeri sono così disposti che presi due tasti sul
cembalo in un dato intervallo, portando poi il grave in acuto
per una 8· o l'acuto al grave, ne nasce l'intervallo suo
corrispondente.
Exempli gratia: prendendo due tasti nell'intervallo di 5·,
pontato poi il grave in acuto o l'acuto nel grave, ne nasce la 4
e così degli altri.
Quindi si fa manifesto che siccome due quinte seguenti sono
vietate nel contrappunto in genere e sciolto: così devono
sfuggirsi anche le due quarte nel contrappunto all'8·.
Ouesto precetto, lungi da pregiudicare la buona armonia, la
riduce anzi a miglior perfezione: di che ne sia prova ciò che
altrove già si è detto non doversi usare le due quarte, se non
di rado e solamente con le parti medie come sono il contralto e
il tenore.
Dal Fux poi si vieta bonamente alle carte 175 nel contrappunto
all'8· si vieta dissi, la 5·, poiché nel riversamento diviene 4·
e la 4· dic'egli è dissonanza.
Non sapeva l'autore che la 4· è il compimento della 5· all'8·,
che però non è né può essere dissonanza, mentre un suono
consonante con un estremo dell'8·, è di sua natura consonante
anche con l'altro estremo, essendo gli estremi due suoni dell'8·
equisoni.
Un altro precetto del contrappunto doppio all'8· si è che le
parti non oltrepassino l'8·, ed è plausibile la ragione, che se
ne adduce. Infatti, mediante il contrappunto doppio si esige una
differente armonia nell'inversione delle parti: ma se queste
oltrepassano l'8· l'intento non si ottiene, poichè non si fa
maggior diversità di quello che passa tra il semplice e il
composto imtervallo.
Tuttavia non perciò dovrà mai storpiarsi una cantilena, né
perder l'occasione di un bel passo per tal ragione, mentre in
sostanza devesi soprattutto avvertire che non vi sieno
sconciature nella melodia e nell'armonia e sarà sempre meno male
che non vi sia alcuna volta la bramata varietà, che di far
sentire delle durezze o simili altri difetti nel contrappunto.
Qui forse mi si opporrà che in tal caso non è più contrappunto
doppio; ed io rispondo che lo sarà ciò nonostante, perchè la
cantilena che era propria di una parte è divenuta propria dell
altra, e quella che era acuta s'è fatta grave e la grave acuta.
Ciò premesso e supposto dico che elaborato e perfezionato il
contrappunto all'8·: da esso risultano necessariamente anche i
contrappunti alla 12·, alla 10· ed altri ancora, benché ciò non
accada rigorosamente nel modo e forma che comunemente suole
intendersi.
Infatti proposta una fuga o altro soggetto lavorato in
contrappunto all'8·, dovrà certamente quel tale soggetto esser
modulato e trasferito alle subordinate corde, fra le quali la
5·, è una delle principali.
Dico pertanto che trasferito il soggetto dalla prima corda alla
5· corda, anche il contrappunto resta trasformato passando
dall'8· equivalentemente alla I2· e così discorrasi della
modulazione nella 4· corda, nella 3·, nella 6· etc. Non saranno
certamente questi contrappunti lavorati giusta le prescritte
regole: lo concedo; ma sarà un equivalente che supererà in
merito ed in effetto quelli che si fanno a norma dei comuni
precetti, essendo fuor di dubbio che non anderà soggetto alle
imperfezioni che abbiamo notate in ciascheduno dei mentovati
contrappunti.
Reca poi stupore il riflettere che ognuno dice esser la 4· un
riversamento della 5·, la 6· della 3·, la 2· della 7·.
Ma cotesti sono altro che riversamenti all'8·?
La cosa è troppo chiara e perciò così si parla.
Per l'opposto non vi sarà mai chi dica che la 6· è una 7·
riversata come accade nel contrappunto alla 12·, né che la 5· è
.una 6· riversata, come accade nel contrappunto alla 10·.
Il comune linguaggio adunque, la ragione ed il senso convincono
altro contrappunto doppio non esservi, fuorché quello all'8· per
cui veramente e secondo natura si riversano dall'acuto al grave
e vanno in giro le varie cantilene che in esso sonosi combinate
e adattate, e nel riversamento la 5· diviene 4·, la 3· diviene
6· etc. e questi sono i veri e naturali riversamenti.
Nel contrappunto all'8· si riversano pur anco le dissonanze
conservando esse però la rispettiva loro indole, a tenore di
quanto si è già detto nel principio di questo Libro terzo; ove
di ciascheduna si può vedere il riversamento o sia una sola o
siano più, artificiosamente insieme combinate.
Conchiudo pertanto, che escludendo qualunque contrappunto doppio
(eccettuatone solamente quello all'8·) la nozione e 1'uso
dell'unica base in ciaschedun accordo consonante o sia egli di
prima o di seconda o di terza armonia, deve perciò riuscirne
infruttuoso il lavoro mentre ad onta di uno studio il più
intenso non è sperabile mai il fine che ogni compositore deve
proporsi cioè di recar un onesto diletto.
Fine dell'estratto
A cura di Giorgio Pacchioni
-Index-