(terza parte)

Procede quindi l’Autore al terzo modo di comporre ad 8 Fugato, che è il più pregiato e dipende dall’Arte del Compositore, perché, ne l’idea, ne la vivacità possono condurre a compimento tale sorta di composizioni.

Propone quindi il Tenore al (n.1) un soggetto che ascende dalla quinta del tono alla sua ottava, cui risponde il Contralto (al n.2) che dall’ottava ascende alla quarta del tono, dalla quale risposta si evince che la fuga è di tipo Reale.

Quindi è la volta del Soprano (n.3) che corrisponde al Tenore un’ottava alta ed in seguito del Basso che corrisponde ad un’ottava bassa del Contralto. Tutto ciò avviene in modo conforme alle regole prescritte dall’Arte. Segue poi il secondo coro, mentre il primo continua a cantilenare conformemente alle armonie fondate dal basso continuo..

Apre la nuova serie di entrate il Tenore 2 (n.5), l’entrata alla quarta del tono ne decreta una modulazione al tono di Sol partita dall’ultimo attacco del Basso 1 ed ora completata in risposta da quest’ultimo attacco che varia il tono immettendo un alla quinta (n.7), segue il Basso 2 con la fondamentale del tono (n.8), compiendo così il circolo delle quattro parti del secondo coro, a quanto si richiede ad una fuga ad otto voci.

Si nota (al n.8), che il Basso 2 viene a trovarsi (nella seconda parte della battuta) in 4/6 e questo (contraddittorio con la legge che vuole che i due cori siano autosufficenti in ogni momento) è risultato di una scelta legata alla scuola di G.Corso, detto il Celano, di cui Perti era discepolo,

la quale ritiene che basta che vi sia un Basso che faccia da fondamentale, e gli altri Bassi se ne potranno servire con disinvoltura .Fatto ciò, egli riprende con il Basso del primo coro il soggetto alla quinta (al n.9), dopo di che (ai

n. 10, 11, 12) entra con soggetti in imitazione e attacchi stretti mentre le voci del secondo coro vanno intrecciandosi con ben condotte legature.

 

Arrivati alla cadenza in B-mi (n.13) sesta del tono, ripiglia, sopra le parole "tecum triumphare" un breve sbattimento dei due cori,

introduce poi (al n.14) un piccolo attaco che ha qualche attinenza col soggetto della fuga, seguito da un vero attacco (n.15) dello stesso soggetto dato al soprano2 spingendolo sul registro più acuto al fine di renderlo più udibile. Al n.16 riprende lo sbattimento dei cori che gareggiando assieme giungono al fine, il quale,

pur non essendo osservante delle regole della fuga, è senza dubbio assai dilettevole ed espressivo, nel senso del testo.

FINE


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